“Scrivere di suono è come danzare di architettura”. Questo famoso aforisma di Martin Mull è perfetto per introdurre una rassegna come Il Suono in Mostra. Una rassegna di arte sonora va prima di tutto ascoltata. Con le orecchie.
Ma per quanto possa sembrare scontato, non si può concepire il suono senza lo spazio, e in questa rassegna lo spazio, inteso come architettura, ambiente, come vuoto che si riempie (di suono) svolge un ruolo molto importante.
Dodici luoghi di Udine scelti per la loro bellezza o per le loro caratteristiche acustiche fanno da teatro alle installazioni di altrettanti artisti o gruppi di artisti che da varie parti del mondo abbiamo invitato ad esporre qui.
La tipologia degli spazi selezionati unisce la possibilità di visitare edifici e luoghi significativi o particolari per architettura, con una esplorazione sensibile di tali luoghi attraverso l’ascolto.
Le opere in programma non richiedono la fruizione tipica dei concerti, ma come la scultura o la fotografia vengono offerte al pubblico secondo le pratiche usuali delle gallerie d’arte, ovvero vengono “esposte”. Non vi è un inizio o una fine, semplicemente ci si può soffermare in ascolto per il tempo desiderato proprio come avviene di fronte ad un quadro o ad una scultura. Il suono in questo caso non è quello del linguaggio musicale tradizionale, quello delle sale da concerto o quello della musica da intrattenimento. Qui il suono è utilizzato come elemento materico, concreto, quasi tangibile.
Alcune delle opere in programma raccontano una storia.
Le registrazioni raccolte dalla norvegese Jana Winderen ci parlano dei fondali marini e ci portano dentro ai ghiacciai millenari del polo nord.
L’installazione di Alessandro Fogar rievoca direttamente dal nostro profondo la paura indimenticata del terremoto del ’76 così come il portoghese Paulo Raposo porta in superficie dalle cantine di quello che fu il Palazzo dei Savorgnan le rovine dei giorni del giovedì grasso del 1511.
L’inglese Scanner fa sussurrare l’immortale Shakespeare a 400 anni dalla sua morte, la slovena Hanna Preuss, ospite di Casa Cavazzini dedica una sua ninna nanna alle vittime dello tsunami in Giappone del 2011. L’americano Michael J. Schumacher trasforma un rifugio antiaereo in un condominio dalle pareti sottili e il croato Ivo Vicic trasporta i suoni del bosco e della montagna delle nostre latitudini all’interno di un museo.
La notte poi, un collettivo di artisti e makers trasforma la loggia di San Giovanni in un prato in-cantato da grilli.
All’interno della rassegna ci sono poi opere più difficili da presentare, forse perché la loro spiegazione è complicata ma più che altro perché una spiegazione toglierebbe magia all’esperienza che offrono all’ascolto.
Queste opere fatte di suono non raccontano una storia ma, anche se apparentemente invisibile, il suono di queste opere è lì in quello spazio per essere scoperto, per essere esplorato. Il suono è vibrazione dell’aria, se ci si concentra lo si può quasi vedere. Letteralmente.
Il Battistero del Duomo si trasforma in una magnificente cassa armonica per le gocce d’acqua di Michele Spanghero, il francese Sebastien Roux traspone nel linguaggio del suono la tecnica dei Wall Drawings di Sol LeWitt, mentre l’ingresso della biblioteca, grazie a Kraig Grady, svela le armonie nascoste dentro al triangolo millenario di Meru, “occidentalmente” noto come triangolo di Tartaglia.
Infine The Dream, installazione permanente di suono e luce che trasporta i visitatori alla deriva in un continuo ed infinito mutamento di sfumature sonore e cromatiche.
Proprio in seno a quella stanza dei sogni e grazie all’esperienza maturata a Spazioersetti, galleria e laboratorio d’arte che in questi giorni festeggia cinque anni di attività, è nato il progetto di questa rassegna. Nella sua sede di Viale Volontari al numero 43 siete tutti invitati a chiedere quello che qui non siamo riusciti a raccontare.
Antonio Della Marina e Alessandra Zucchi
IL SUONO IN MOSTRA – festival of sound art
“Writing about sound is like dancing about architecture.”
This famous aphorism by Martin Mull is perfect to introduce a festival like Il Suono in Mostra. An exhibition of Sound Art should first be heard. With ears.
But though it may seem obvious, you can not conceive sound without space, and in this exhibition space, understood as architecture, environment, such as vacuum that is filled (with sound) plays a very important role.
Twelve places in Udine chosen for their beauty or their acoustic characteristics are the theater for the sound installations of twelve artists (or groups of artists) from around the world who have been invited to exhibit here.
The main concept of the festival is to combine the opportunity of visiting buildings which are significant for their architecture, with a sensitive exploration of these places through listening.
The works in program aren’t typical concerts, they are instead offered to the public as a piece of sculpture or a photograph, that is, in accordance with the usual practices of the art galleries, that they are “exhibited.” There is no beginning or end, simply you can stop and listen as long as you desire, just like in front of a painting or a sculpture.
The sound in this case is not the same as the one meant in traditional musical language, played in concert halls or entertainment music. Here the sound is used as a material element, concrete, almost tangible.
Some of the art works on the program tell a story. The recordings collected by the Norwegian artist Jana Winderen bring us into the millennial glaciers of the North Pole. The installation of Alessandro Fogar recalls our deepest fear of the ’76 earthquake, and the Portuguese Paulo Raposo brings up from the cellars of the ancient Palace of the Savorgnan the ordeal of the 1511 Shrove Tuesday.
The English artist Scanner whispers the immortal Shakespeare poetic verses 400 years after his death, the Slovenian Hanna Preuss devotes its lullaby to the tsunami victims in Japan in 2011. The American Michael J. Schumacher makes a populat TV show play with the infinite acoustical reflections of a bomb shelter and the Croatian Ivo Vicic carries the sounds of the forest and the mountains inside a museum.
By night, a collective of artists and makers transforms the Loggia di San Giovanni in a meadow en-chanted by crickets.
Within the exhibition there are also works which are difficult to be presented, mostly because an explanation would take away the magic experience offered by the listening itself. These art works do not tell a story but their sound is there, in that space to be discovered, to be explored. Sound is vibration of the air; if you pay attention you can almost see it. Literally!
The Baptistery of the Duomo is transformed into a magnificent resonator for the water drops by Michele Spanghero, the French artist Sebastien Roux transposes into sound the Wall Drawings by Sol LeWitt, whilst the entrance of the library, thanks to Kraig Grady, reveals the hidden harmonies of the ‘Meru triangle’, also known as ‘triangle of Tartaglia’. And then there’s The Dream, permanent installation of sound and light that transports visitors adrift in a continuous and infinite change of sound nuances and colors.
Within that Dreamroom and thanks to the experience gained in Spazioersetti – art gallery and art workshop, these days celebrating five years of activity – the project of this festival was created. At its head office, in Viale Volontari della Libertà at number 43, you are invited to ask anything we were not able to tell here.